mercoledì 26 ottobre 2011

Nota. Draghi, in asse con Napolitano, chiede che le riforme della lettera a Bruxelles vengano attuate davvero

Oggi all'Acri ultimo discorso pubblico di Mario Draghi da governatore della Banca d'Italia. Intervenendo alla Giornata mondiale del risparmio, si è congedato dalla comunità finanziaria con la tradizionale asciuttezza. Poche cartelle lette, due soli passaggi fuori testo, uno sulla lettera del governo Bruxelles, l'altro di commiato e di consuntivo della sua esperienza a palazzo Koch.
Su questi due passaggi si sono concentrate le valutazioni degli osservatori. Sulla lettera, Draghi dice: ok, il contenuto dei provvedimenti va nella giusta direzione, ma adesso queste riforme vanno fatte sul serio. E siccome avranno un impatto sui ceti più deboli, troviamo delle soluzioni per proteggerli. È la linea Napolitano che poco dopo in trasferta a Bruges dice: "Nessuna forza politica italiana può continuare a governare, o può candidarsi a governare, senza mostrarsi consapevole delle decisioni, anche impopolari, da prendere ora nell'interesse nazionale e nell'interesse europeo".
Quanto al secondo passaggio fuori testo del governatore non è esattamente un incoraggiamento per il governo in carica. Draghi dice che questi sei anni sono passati invano e che si poteva fare di più. Ha tributato due menzioni molto speciali e sentite al presidente della Repubblica, il nostro principale punto di forza – ha detto – e alla Banca d'Italia, fucina di classi dirigenti. Alla fine dell'intervento, Gianni Letta si è alzato per congratularsi con il governatore uscente. Il ministro Tremonti, intervenuto dopo di lui, non è intervenuto sul merito della lettera, ha lanciato una implicita frecciata a Draghi, quando ha detto che l'occidente non si è occupato di rimettere ordine in un generale sistema di norme per regolare i mercati (il compito del Financial Stability Board  presieduto dal governatore), e ha concluso dicendo che il problema del paese non è solo la classe politica, ma la classe dirigente nel suo complesso.   
Niente di nuovo sotto il sole. Nessuna reazione del capo del Tesoro neanche sul merito dell'intervento di Draghi, il quale nel testo – dopo avere garantito della solidità delle nostre banche – ha parlato anche di riforme. Per contrastare la precarietà e i suoi effetti, il presidente entrante della Bce suggerisce l'adozione di un contratto unico con tutele progressive per gli assunti (sostanzialmente un periodo di prova più lungo dell'attuale, passato il quale vengono introdotte le regole dei contratti a tempo indeterminato) più i sussidi di disoccupazione. Sugli squilibri fiscali del nostro sistema chiede invece di ridurre le tasse sul lavoro e sulle imprese e di spostare il carico sull'Iva e sulla proprietà (si tratterebbe di una reintroduzione dell'Ici, ma non viene citata). Suggerisce infine un maggiore livello di concorrenza nei servizi e nel mercato dei prodotti e uno sforzo per costruire "un contesto amministrativo e regolatorio più favorevole alle imprese".   
Da domani Draghi parlerà da presidente della Bce e la voce della Banca d'Italia sarà quella di Ignazio Visco.