sabato 29 ottobre 2011

Carlà, La Stampa


La puntata di Icone di mercoledì su madame Sarkozy recensita da Alessandra Comazzi

giovedì 27 ottobre 2011

Juve in testa alla classifica, ritratto di Andrea Agnelli su Panorama

La Juventus è prima in classifica (e avrebbe potuto avere più margine). Su che cos'è la squadra, si rimanda a un valentissimo sostituto di uccellinodidelpiero e alla sua analisi di ieri. Per un racconto sul metodo del nuovo presidente A.Agnelli, suo ritratto, e ricostruzioni plausibili sulle sue vere intenzioni nel caso Del Piero, leggere ritratto su Panorama appena in edicola.   

mercoledì 26 ottobre 2011

Nota. Draghi, in asse con Napolitano, chiede che le riforme della lettera a Bruxelles vengano attuate davvero

Oggi all'Acri ultimo discorso pubblico di Mario Draghi da governatore della Banca d'Italia. Intervenendo alla Giornata mondiale del risparmio, si è congedato dalla comunità finanziaria con la tradizionale asciuttezza. Poche cartelle lette, due soli passaggi fuori testo, uno sulla lettera del governo Bruxelles, l'altro di commiato e di consuntivo della sua esperienza a palazzo Koch.
Su questi due passaggi si sono concentrate le valutazioni degli osservatori. Sulla lettera, Draghi dice: ok, il contenuto dei provvedimenti va nella giusta direzione, ma adesso queste riforme vanno fatte sul serio. E siccome avranno un impatto sui ceti più deboli, troviamo delle soluzioni per proteggerli. È la linea Napolitano che poco dopo in trasferta a Bruges dice: "Nessuna forza politica italiana può continuare a governare, o può candidarsi a governare, senza mostrarsi consapevole delle decisioni, anche impopolari, da prendere ora nell'interesse nazionale e nell'interesse europeo".
Quanto al secondo passaggio fuori testo del governatore non è esattamente un incoraggiamento per il governo in carica. Draghi dice che questi sei anni sono passati invano e che si poteva fare di più. Ha tributato due menzioni molto speciali e sentite al presidente della Repubblica, il nostro principale punto di forza – ha detto – e alla Banca d'Italia, fucina di classi dirigenti. Alla fine dell'intervento, Gianni Letta si è alzato per congratularsi con il governatore uscente. Il ministro Tremonti, intervenuto dopo di lui, non è intervenuto sul merito della lettera, ha lanciato una implicita frecciata a Draghi, quando ha detto che l'occidente non si è occupato di rimettere ordine in un generale sistema di norme per regolare i mercati (il compito del Financial Stability Board  presieduto dal governatore), e ha concluso dicendo che il problema del paese non è solo la classe politica, ma la classe dirigente nel suo complesso.   
Niente di nuovo sotto il sole. Nessuna reazione del capo del Tesoro neanche sul merito dell'intervento di Draghi, il quale nel testo – dopo avere garantito della solidità delle nostre banche – ha parlato anche di riforme. Per contrastare la precarietà e i suoi effetti, il presidente entrante della Bce suggerisce l'adozione di un contratto unico con tutele progressive per gli assunti (sostanzialmente un periodo di prova più lungo dell'attuale, passato il quale vengono introdotte le regole dei contratti a tempo indeterminato) più i sussidi di disoccupazione. Sugli squilibri fiscali del nostro sistema chiede invece di ridurre le tasse sul lavoro e sulle imprese e di spostare il carico sull'Iva e sulla proprietà (si tratterebbe di una reintroduzione dell'Ici, ma non viene citata). Suggerisce infine un maggiore livello di concorrenza nei servizi e nel mercato dei prodotti e uno sforzo per costruire "un contesto amministrativo e regolatorio più favorevole alle imprese".   
Da domani Draghi parlerà da presidente della Bce e la voce della Banca d'Italia sarà quella di Ignazio Visco.

martedì 25 ottobre 2011

A proposito del consueto scambio di orsetti tra le cancellerie dell'asse Berlino-Parigi (occasione la nascita della piccola Giulia, già provvisoriamente Dalia, figlia del presidente della Repubblica francese e di una bella ragazza torinese, ex super-model, di cui domani in tv, Rai5)

Traffico di orsetti
Così Berlino e Parigi si scambiarono l'orsetto e sorrisero. L'occasione gioiosa della nascita della piccola Giulia S. (già provvisoriamente Dalia) fu poco propizia al giulivo presidente del Consiglio italiano messo in forte imbarazzo da una successiva risatina dell'asse franco-tedesco in conferenza stampa. Tutto molto inadeguato, si è detto. Sergio Romano conclude saggiamente il suo articolo sul Corriere della Sera di oggi così: "Non possiamo cambiare in questo momento lo stile della Francia e della Germania. Ma possiamo cercare di cambiare il nostro". 
Affettuosità alle piramidi
Quanto all'orsetto e sua prima origine, cioè una bella ragazza torinese di buona famiglia, erede di un industriale delle gomme con la passione per la dodecafonia, super-model, cantante, fidanzati molto glam, vita da copertina, e infine moglie del presidente della Repubblica francese a cui viene presentata da un genio della pubblicità, domani Icone prova a raccontare perché Carla Bruni è diventata Carla Bruni.
Tipo Maria de' Medici
Perché quel tipo di dimensione femminile del potere sia possibile solo in Francia, dove esiste ancora una cultura di palazzo che almeno dal '400 in poi conferisce alle donne di corte un ruolo molto specifico, dotato di soggettività e autonomia politica. Quanto ha contato la peoplisation, cioè la trasformazione dei personaggi pubblici in materiale da rotocalco.
Icone, domani, Rai5, ore 23. Interviste tv a Marino Biondi, Daria Galateria, Claudio Sabelli Fioretti, Filippo Sensi, Marina Valensise.  
 

lunedì 24 ottobre 2011

Inadeguatezza. Le riforme che non si fanno, il giulivo successore di De Gasperi, l'orsetto di Giulia (già provvisoriamente Dalia), i cancellieri europei, il prefetto Frattini e Bossi, quello che guidava la locomotiva padana

Il consueto scambio di orsetti Berlino-Parigi
È tutto smisuratamente inadeguato. Noi che non riusciamo a fare due semplici riforme di civiltà, l'innalzamento dell'età pensionabile e una ristrutturazione del pubblico impiego. Il duo Merkel e Sarkozy si scambia orsacchiotti per la giovane Giulia – già Dalia – neo baby inquilina dell'Eliseo, e ridacchia, il duo, i successori di Adenauer e De Gaulle, della giuliva mancanza di senso del dramma storico del successore di De Gasperi, il Cav. secondo il quale la Francia ce l'ha con noi perché Bini Smaghi non si dimette dalla Bce. Frattini, un potenziale buon prefetto, un bravo funzionario amministrativo dal perenne sorriso di circostanza, travestito da ministro degli esteri, chiede ai francesi di non ridicolizzarci, e lo fa con la stesso identico tono che a lui sembra perentorio con cui qualche giorno fa aveva chiesto ancora ai francesi e pure ai tedeschi per quale ragione ci tenessero fuori  dai vertici decisivi. In tutto ciò, quei piccoli agitatori di egoismi di Bossi, Mauro e Reguzzoni dicono che loro non possono riformare nulla (loro, quelli che ce l'avevano con la Dc), perché hanno già dato (?) e che le pensioni padane non si toccano (ma non erano la locomotiva?).

  

sabato 22 ottobre 2011

Grasso su Grillo e Icone (ieri)

Diario dell'autore tv, in ritardo di qualche ora (tutto il giorno chiuso in studio di registrazione). Il prof. Grasso scrive generosamente di Icone sul Corriere della Sera. Intanto noi finiamo di montare la prossima puntata, su Carla Bruni. Con passeggera citazione della neonata Giulia, già provvisoriamente Dalia, la più giovane dei Sarkozy. Schema della puntata: solo in un paese come la Francia si può concepire una storia come quella di Carlà, potere incluso.
Interviste a Marina Valensise, Daria Galateria, Claudio Sabelli Fioretti, Filippo Sensi, Marino Biondi, Marino Bonaiuto, Isabella Poggi & altri. 
Mercoledì prossimo, ore 23,00, Rai5.   

mercoledì 19 ottobre 2011

Si può raccontare Grillo senza amarlo e senza odiarlo? ICONE, RAI5, ore 22.55

Icone, Rai5, ore 22.55
 Il movimento Cinquestelle prende il 5,6% dei voti in Molise, scoppia una nuova polemica nel centrosinistra perché quei voti impediscono al candidato del Pd la vittoria. E Grillo si gode il risultato. Il grillismo continua a vivere una stagione di crescita nella società: la parentela con gli indignados, gli errori di un ceto politico sotto accusa, il sentimento anticasta che spunta persino nel nuovo spot di Marchionne, per promuovere le vendite della vecchia Panda alla vigilia della commercializzazione della nuova. 
Il fenomeno Grillo cresce, si allarga sulla rete, sfugge a un pezzo di analisi politica, anche per l'origine del personaggio, per la natura anomala della sua comunicazione e per le sue caratteristiche che scatenano sentimenti opposti e molto intransigenti: ammirazione sconfinata o viscerale antipatia. Ma è possibile raccontare e analizzare Grillo senza amarlo e senza odiarlo? È quello che proviamo a fare stasera con Icone, alle ore 22.55 su Rai5. Si analizzano i punti di riferimenti di Grillo (il precedente Coluche), il suo passaggio attraverso il consumerismo, lo sbarco su internet, la fisicità e l'uso dell'assenza dalla televisione. Interviste a Carlo Freccero, Antonio Padellaro, Luca Sofri, Lorella Cedroni e Isabella Poggi. 

martedì 18 ottobre 2011

Il cliché indignados (De Marzo da Lerner)

Un po' di sgomento ad ascoltare Giuseppe De Marzo, uno dei capi degli indignados ieri da Gad Lerner (L'infedele resta lo spazio di approfondimento tv più interessante, quello che ti fa capire più cose). De Marzo: tutto troppo visto, tutto cliché. Per esempio, di fronte alla domanda "come uscire dalla crisi del debito?", risponde "non certo tagliando i fondi all'istruzione". Il punto è che su questo siamo tutti d'accordo. Ma la nostra priorità finanziaria e politica evidentemente non è quella di abolire le missioni all'estero (slogan di De Marzo), o ridurre la spesa per scuole e università; semmai riequilibrare il peso dei privilegi nella società. I ragionevoli credono che l'innalzamento dell'età pensionabile e il contenimento della spesa per il pubblico impiego (e anche il dimagrimento di alcuni settori del pubblico impiego) siano l'unica strada percorribile, e comunque la più equa. Il punto resta uno solo: chi è oggi in grado di affrontare e sostenere questi cambiamenti? L'attuale governo non lo ha fatto. Giorgio Straquadanio (ieri in forma) si chiede se potrebbe farlo un governo più largo, tenendo comunque conto del fatto che qualunque governo più largo si troverebbe la piazza degli indignados contro. Il pasticcio in cui siamo finiti funziona così: una parte crescente della società (mezzi di informazione borghesi, economisti, una parte del mondo cattolico, un pezzo di ceto medio deluso dall'esperienza del Cav., la sinistra di piazza, la gioventù grillina e/o antipolitica) crede che questo governo non sia adatto a gestire questa fase difficile; ma la larga e differenziata opposizione sociale al governo troverà poi una ricetta comune per affrontare la crisi? Bisogna sperarlo, ma non sarà facile.
P.S. In questa nostra storia, fatta innanzitutto di spesa pubblica scriteriata, la critica al mercato non c'entra.
Secondo P.S. Bellissimo passaggio nella trasmissione di ieri, quando Massimo Firpo, storico del Cinquecento, spiega che cosa fu lo Stato, cioè la politica, nei paesi che si unificano nel Cinquecento: una occasione di promozione sociale, cioè un antidoto alle sclerotizzazione aristocratica delle società.


sabato 15 ottobre 2011

Viva Zapatero, mini-rece

In una settimana, secondo esordio tv a la7. Dopo il ritorno del prof Prodi, prima tv per Viva Zapatero di Sabina Guzzanti. Il dibattito mentaniano buono, lui efficace come al solito, Rutelli in forma, grande tweet di De Bortoli su Scilipoti (è il miglior interprete della commedia italiana, sa come dimezzare la spesa farmaceutica e nessuno lo ascolta). Quanto a Viva Zapatero, così così: a tratti divertente, a tratti interessante, sempre molto autobiografico. Strana la scelta dell'inchiesta su se stessi, con i rischi del mestiere e la nemesi: Lucia Annunziata che la chiama ostensivamente Sabrina. Quando c'è di mezzo il racconto su B., la sensazione è sempre uguale. Non è un documento su Berlusconi, ma sull'ossessione per il medesimo. Berlusconi ha vissuto di questa ossessione, è stato lo strumento più forte nelle sue mani e lo ha utilizzato con molta professionalità prop. Vecchia storia: c'è una ragione per cui a batterlo due volte è stato un uomo (torna il prof Prodi) che non ha mai totemizzato il Cav.
Resta la questione di come si può raccontare un personaggio pubblico, Silvio B., che racconta così tanto se stesso (alle prossime puntate).

giovedì 13 ottobre 2011

Sulla lettera di Caprotti al Corriere. (Non sarà un personaggio di Enzensberger, ma fa riflettere)

Un altro spunto sulla questione dell'identità borghese. Oggi lettera di Caprotti al Corriere della Sera. Ringrazia Maria Luisa Agnese di un articolo del 4 ottobre, in cui si racconta del prossimo corto pubblicitario da 16 minuti su Esselunga girato da Tornatore. Siccome nell'articolo MLA aveva scritto "questo film, è lo spunto non solo per un'operazione commerciale per far conoscere le molte e indubbie eccellenze che stanno dietro all'avventura di Esselunga (sarà distribuito gratis agli oltre 4 mila clienti affezionati), ma anche di messa a punto e di restyling dell'immagine del suo patron", Caprotti così puntualizza rivolgendosi a MLA: Vorrei però dirle una cosa che non mi è piaciuta: il mio intento di rifarmi un'immagine, cioè "anche di messa a punto di restyling del suo patron"; e peggio: "l'operazione Caprotti inedito, liberal-trasversale, è cominciata". Ecco vorrei dirle come stanno le cose. Sotto questo profilo io l'immagine non me la sono mai curata, me l'hanno appiccicata i salottieri di sinistra, Repubblica, sindacati... Nella Milano che non c'è più, la Milano dei Falck e dei Dubini per intenderci, la mia famiglia era abbastanza conosciuta per quella che era, liberale, laica, antifascista; mia mamma Marianne con la famiglia francese distrutta dai boche, mio cugino André (di sinistra?) assassinato dai fascisti francesi il giorno della liberazione di Parigi. Queste cose la Milano di oggi non le sa, come non sa che gli Albertini furono costretti a vendere il Corriere dopo il delitto Matteotti. E che a differenza dei rampolli discendenti da famiglie assai vicine al regime fascista negli anni Trenta, industriali della gomma, proprietari di giornali o fondatori di enciclopedie, io non ho mai sentito la necessità di mostrarmi "di sinistra" o di essere "illuminato". 
Qui la lettera si chiude. E si apre la riflessione. Sebbene la questione da cui prende le mosse l'interesse mediatico che in questi anni ha seguito le vicende di Caprotti – lo scontro con le Coop, un libro abrasivo sottoposto a una sentenza molto severa di un giudice, la sua marcata tendenza a rappresentare il prototipo dell'imprenditore all'antica nato nella generazione formatasi nel mito dei mogul americani (del resto il padre lo mandò in America all'inzio degli anni 50 e nel 57 si lanciò nella grande distribuzione italiana in società con Nelson Rockefeller) – riguardi essenzialmente il suo essere un uomo di destra, in realtà identitariamente non sembra questa la preoccupazione di Caprotti. E infatti nella lettera non lamenta di essere trattato da conservatore, ma semmai di vedersi negata una questione soggettiva, carnale e più profonda che gli sta a cuore: ci tiene a dire, guardate che io sono profondamente borghese, sono cresciuto in una famiglia laica, liberale e antifascista, non ho mai avuto bisogno di foglie di fico come gli industriali della gomma che prosperarono sotto il fascismo (indovina?), sono disponibile a trattare con i miei avversari, ma senza rinunciare a quello che sono, un imprenditore borghese. Ovviamente non è un personaggio di Enzensberger, però c'è un'aspirazione.

mercoledì 12 ottobre 2011

Steve Jobs, Rai5 ore 23

Ogni mercoledì su Rai5
Stasera alle 23, Icone su Steve Jobs su Rai5. Che tipo di leader era Jobs? Perché la sua gloria terrena ricorda quella dei grandi magnati americani che fondano il capitalismo moderno, da Carnegie a Rockefeller a Henry Ford?
Gli intervistati riflettono sulla personalità di Jobs e sullo strano destino di un uomo che produce icone della contemporaneità (Mac, iPhone, iPad, iPod) e – caso molto singolare – diventa lui stesso con la sua fisicità un'icona. Quanto ha contato la sua storia personale in questo processo? Quanto la malattia? Quanto il suo carattere di duro capo azienda? Quanto la ritualità delle sue uscite pubbliche (basti pensare alla divisa, fatta di sneakers, jeans e maglia nera)?
Ne parla, tra gli altri, Andrea Guerra, a.d. di Luxottica, primo manager italiano ad adottare lo stile informale in azienda. 
Abbiamo sentito anche Livia Manera che racconta di una serata, in mezzo agli anni 80, venticinque anni fa, a casa di Mona Simpson, la scrittrice di  Anywhere but here, dove conobbe l'allora giovane Jobs, fratello di Mona, appena estromesso dall'azienda che aveva fondato.

    

martedì 11 ottobre 2011

Chevelle, la macchina di Drive

Per chi ha visto Drive – o chi lo vedrà – l'automobile di Ryan Gosling, silenzioso e fascinoso protagonista, ha una sua decisiva importanza. È una Chevrolet Chevelle del 1973, la coda è quella che in gergo automobilistico si chiama fastback, è frequente nei coupè, ma non tutti i coupè hanno quella linea di coda. Ha una leggera somiglianza con il retro della Saab 99, però ha più slancio.
La Chevelle è una macchina dei primi anni '60, uscita di produzione nel 1977. Potente, ma a prezzi ragionevoli, ritardataria muscle car americana – secondo una definizione azzeccata – è stata molto usata al cinema.  Callaghan, Tarantino (ahinoi), Fast&Furious, Faster, A distanza ravvicinata (con Sean Penn e Christopher Walken, quello di Live to tell di Madonna). 
Sullo specifico modello utilizzato in Drive sugli iperspecialistici siti americani esistono interpretazioni non univoche (per dire che la vita è varia): per alcuni è una Malibu, versione lusso della Chevelle. Per altri potrebbe essere invece una Chevelle Laguna Colonnade Hardtop Coupè. In questo ultimo caso sarebbe confermata la tesi di chi sostiene che l'Occidente è solo una questione di nomi.
Di sicuro ha un energico fascino di un altro tempo. Ed è perfetta addosso a Gosling, estremamente romantica e stilish. Purtroppo c'è una piccola incongruenza tra linea estetica, muscolare e anche garbata, della Chevelle e del suo possessore e autista, e l'indulgenza pulp del film. Gosling potrebbe fare esattamente le stesse cose, amare, aiutare, vendicare sentire musica, proteggere, tacere, uccidere ecc. ecc. senza quell'eccesso di schizzi di sangue (anche Tarantino è invecchiato, sempre che vi sia mai piaciuto).  

lunedì 10 ottobre 2011

Un micro web ritratto (amicale) di Filippo Sensi, detto l'Odoacre dei ministri inglesi

Sono quelle storie con una piccola morale, genere: quelli che valgono emergono. Filippo Sensi è intelligente, preparato, capisce la politica, e sa come muoversi dentro lo strano gioco dell’informazione sul web. La storia è stupenda e sta facendo il giro del mondo. Seduto al suo computer F.S. ha rintracciato via youtube (dettaglio sublime cercava i video della tv srilankese) i movimenti aerei del giovane Adam Werritty assiduo sui voli di stato del ministro della difesa inglese Liam Fox. E il bello è che tutto ciò accadeva nella sua casa romana (Roma nord) piena di bambini a parecchie migliaia di chilometri da Londra e da Ceylon.
La storia di Sensi è una storia di quarantenni in transizione. Troppo profilato e autonomo per l’informazione tradizionale – che ha sempre dei problemi nel collocare al punto giusto l’asticella della qualità – ma anche incardinato nelle cose imparate da ragazzi, cioè nella cultura del giornalismo come istituzione e un po’ anche come corpo intermedio. Sensi scrive per Europa, ha fatto il portavoce di Rutelli, ed è un talentuoso inventore. Nomfup è un blog pieno di stile, di chic politico, con una vera personalità (è il preferito di Christian Rocca da parecchio), e lui è spiritoso. Oggi dice Happy Birthdog al cane Bo (di proprietà Obama), ieri ha chiesto scusa al povero Liam Fox, postando Perdono di Caterina Caselli (sarebbe divertente sapere che cosa ne penserà Fox della ragazza con il caschetto).
F.S. è simpatico anche per un’altra ragione, che ha che fare con l’essere uomo – come ci immaginiamo l’umanità vedendo un film americano bello, convincente, e con i personaggi calati nella realtà. È un prototipo del 40enne che lavora molto, ha interessi pubblici, senso di responsabilità e tiene insieme una famiglia con moglie, tre figli, giardino con casetta di plastica colorata per microbi seienni tipo Chicco, e molti libri in casa: “questo te lo presto”, è pronto a dire. A quelli che non prestano i libri (autocritica) la generosità degli altri fa sempre piacere. Con ammirazione, da questo puntino del web.

Spot Chateau d'Ax, spunta il padre


Monica Somma
Chateau d'Ax è un'azienda che produce divani e affini. Spende molti soldi in pubblicità, a occhio soprattutto sulle reti Mediaset. Le campagne sono parecchio ispirate a una specie di singletudine femminile avanzata. Belle ragazze, molto vestitielli e gonne corte, molto tacco, camminata decisa e spavalda, molto loft, parete da cucina attrezzata, finestre su un verde residenziale, benessere possibile a partire dai mobili Chateau d'Ax appunto. L'ultimo spot della serie era fatto così: voce narrante una bambina (la bambina non si vede) che dice delle cose stupende sulla sua mamma, che compare ed è piuttosto bella. La mamma, Monica Somma (già pubblicità Lemonsoda), fa una serie di cose, poi cucina e infine va a dormire nel suo letto, da sola. Fino a pochi giorni fa, l'effetto di questo mettersi solitaria sotto le coperte con la sovrastante voce della bambina era un po' straniante: perchè la bambina appunto non si vede, e neppure un ipotetico padre. A questo eccesso di singletudine, evidentemente poco in linea con i target della casa produttrice, la campagna ha posto rimedio. Da qualche giorno, la voce narrante della bambina parla anche di papà (il quale continua a non vedersi, per ragioni di costi produttivi, ma almeno è evocato).  

venerdì 7 ottobre 2011

Mac di Marco (autoreferenzialità)


Il primo Mac fu un Plus, a forma di televisione, bianco panna. Seconda mano, da un amico ingegnere. Aveva una estensione di memoria e anche un modem esterno. (Grande soddisfazione per il modem esterno). Dopo un onorato servizio lo regalai a un altro amico – cosa di cui mi rammarico.
Il secondo Mac fu un Powerbook, un portatile grigio scuro. Lo tenevo sulle gambe seduto in poltrona. Molto orgoglioso della posa. Ero magrissimo e fumavo molto. Ce l’ho ancora.
Il terzo fu un iMac verde. Stupendissimo. Stava in una casa amata molto, disegnata e arredata da Lucianella Cafagna. Per una incongrua serie di coincidenze fu fotografata da un giornale danese. L'iMac verde faceva la sua figura su una micro-scrivania finto impero che avevo preso in prestito dalla casa di mia madre a Grottaglie; l’iMac è andato perduto, il tavolo è tornato al suo posto, a Grottaglie.
Il quarto Mac fu un iMac bianco bianco bianco, fu il secondo di quelli piatti (il primo dei piatti era quello con il bulbo, buffo ma bello). Adesso il mio quarto Mac ce l’ha Maria Sofia (figlia) nella sua camera da letto.
Il quinto è quello che ho adesso, metallo e cornice nera. Aria tecnica.
Nel frattempo ho posseduto: a) un iPod di seconda generazione, che conservo ancora anche se non funziona più, bianco latte, fondo metallico, la cosa più materica che ho mai avuto insieme a una scatola di Alessandro Albrizzi, corpo argenteo e coperchio trasparente; b) uno di terza, colore grigio.
Ho una specie di sesto Mac, un iPad prima serie. L’altra sera ho preso a noleggio e rivisto i Tenenbaum, con l’iPad poggiato alle ginocchia, e Gene Hackman dice serafico alla sua figlia adottiva Gwyneth Paltrow: “Ma ricorda che tu non sei una vera Tenenbaum”.
Icone - Steve Jobs - mercoledì 12 ottobre, ore 23

La Fiat in sei minuti


Oggi su Sky alle ore 15, Paola Saluzzi presenta un piccolo docu a cartoni di Beautiful Lab, la storia della Fiat in sei minuti. 

mercoledì 5 ottobre 2011

Le frizioni Confindustria-Fiat. Da D'Amato a oggi.

La Confindustria di Emma Marcegaglia valuta l'effetto Marchionne. Ma questa svolta è l'esito di un lungo travaglio cominciato con la presidenza Abete, la presidenza che allargò il sistema confindustriale ai grandi gruppi partecipati dallo stato, proseguito con la presidenza Fossa e soprattutto con quella di Antonio D'Amato. 
In tutti questi anni il rapporto con la Fiat è stato molto complesso. D'Amato, imprenditore del Mezzogiorno, vinse contro Carlo Callieri, uomo di Torino, con l'appoggio del potente ex capo della Fiat Romiti. E Montezemolo non fu nominato alla guida degli imprenditori italiani in quanto presidente di Confindustria. Accadde il contrario. Da presidente di Confindustria, fu chiamato dalla famiglia Agnelli a tamponare una situazione drammatica alla morte di Umberto. 
A rileggere la storia di Antonio D'Amato, sedicesimo nella sezione ritratti appena postato (http://bit.ly/pJ02uw), c'erano allora gli stessi ingredienti di oggi: il conflitto con la grande impresa, cioè la Fiat; la battaglia sulla flessibilità, con lo scontro sull'articolo 18; il gioco di sponda con un pezzo di sindacato, la Cisl innanzitutto; il ruolo del governo e di un uomo chiave nelle politiche del lavoro, Maurizio Sacconi, allora sottosegretario, oggi ministro del Welfare.       

La grande shakerata/2. Analisi

Il giorno dopo Moody's, Guido Roberto Vitale dice al Corriere (Mucchetti, pag.14) che la borghesia stanca del Cav. deve tornare alla carica dandosi una regolata per ispirare il cambiamento in un paese dove "ciascuna corporazione lancia sfide che non la toccano". 
Al momento queste classi dirigenti borghesi sembrano abbastanza in pista, ma non è chiara nè la direzione, nè il grado di coordinamento degli uomini in movimento. Della Valle sonda il terreno dell'antipolitica con un manifesto. Ha un gruppo di riferimento, Montezemolo, i Merloni (anche Maria Paola, eletta nel Pd, viene data come molto attenta agli sviluppi montezemoliani), Abete, ecc. L'uscita di Della Valle dà una smossa al mondo confindustriale, nel frattempo alle prese con una vera grana, l'uscita della Fiat di Marchionne da Confindustria. Prima questione quanto inciderà questo movimentismo sul futuro dell'associazione degli industriali? In che modo arriveranno al rinnovo della presidenza nel 2012? Emma Marcegaglia, presidente uscente riuscirà a orientare la successione o si rischia lo scontro? Per esempio, che cosa farà Bombassei? E comunque l'uscita della Fiat comporterà inevitabilmente un dibattito, un ripensamento su Confindustria e il suo ruolo, e sul modo in cui andranno governate le relazioni industriali (chiaro che se cambiasse l'organizzazione degli industriali, i sindacati non potrebbero fare finta di niente). Della Valle si muove anche sul fronte Mediobanca-Rcs, l'idea è quella di pesare di più, ma sembrerebbe che né in Mediobanca, dove Nagel lo sostanzialmente stoppato, nè in Rcs, vincolata da un patto di sindacato molto largo, ci siano al momento margini di manovra. E alcuni accusano Della Valle di un eccesso di movimentismo.
I banchieri. La generazione dei banchieri progressisti che marciavano compatti fino al 2005, l'anno delle scalate bancarie, non è più una falange. Abete fa ancora il presidente di Bnl (ma con meno presa sul sistema di potere, il capo esecutivo è Fabio Gallia) ed è su posizioni terzopoliste. Alessandro Profumo, a un anno dall'addio a Unicredit, ha preso una direzione netta e chiara, dichiarandosi disponibile all'impegno politico con il centrosinistra, lato Pd. Corrado Passera, capo esecutivo di Intesa Sanpaolo, il più coriaceo del gruppo, è in buoni rapporti personali con Montezemolo, ma ha una sua dimensione completamente autonoma, un profilo quotato sul mercato della leadership, e in questa fase è difficile immaginare che lasci la banca. 
L'altra area borghese in grande movimento è quella che guarda al governatore della banca d'Italia, Mario Draghi, vasta area di economisti, editorialisti, grandi burocrati, un pezzo della grande stampa, spezzoni di politica in cerca di un baricentro. Draghi sarà il punto di riferimento stabile dei prossimi anni per un'Italia politicamente in sommovimento. Marina Berlusconi – al Corriere – dice "papà non deve molare e non mollerà", ma è evidente che tutta la coalizione di centrodestra è diventata più fragile, indebolita dalle difficoltà personali dei due leader Bossi e Berlusconi, e da una sostanziale timidezza di immaginazione e di azione politica di fronte alla crisi, e dal conflitto tra il Cav. e il suo superministro Tremonti (ancora ieri la battuta sulle elezioni). L'editoriale di De Bortoli, oggi, sul primo giornale italiano, ammonisce: attenzione perché se continuiamo così non siamo più né credibili, né seri. 
Così per tornare alla questione Vitale, la domanda è la stessa da dieci anni a questa parte: può la classe dirigente che si considera borghese  costruire una leadership per il rinnovo del sistema politico? In ballo non c'è solo la successione a Berlusconi, ma la ri-costruzione complessiva di un sistema che assicuri una efficace rappresentanza del consenso.     
   

martedì 4 ottobre 2011

Una grande shakerata

Marchionne (con la Fiat) che esce da Confindustria, le accuse che gli vengono mosse di averlo fatto di sponda con un pezzo di governo; Della Valle che attacca il sistema politico, esce dal patto di Mediobanca e si ri-candida a crescere nella stessa Mediobanca e in Rcs; lo scontro sulla Banca d'Italia. Il rapporto tra economia e politica è alle prese con una grande shakerata. Non succedeva dal 2005, l'estate delle scalate. Ma stavolta potrebbe essere quasi come nel 1993. Più tardi, analisi.

sabato 1 ottobre 2011

Conseguenze della lettera di Della Valle

Diego Della Valle ha comprato una pagina su Corriere della Sera, Repubblica. Il Sole 24 Ore, la Gazzetta dello Sport. I tre più autorevoli, il più venduto. È una inserzione a pagamento in cui DDV parla di politica, si rivolge ai politici e gli dice basta, vergognatevi, siete senza dignità, non avete senso di voi stessi né del paese. Secondo Sergio Bocconi (che ieri lo ha sentito) – pag.11 del Corriere della Sera di oggi, sabato – Della Valle ha scritto di slancio il testo da Parigi, ma ci pensava da un po', dopo una serie di interviste a testate estere in cui "aveva faticato senza riuscirci a spiegare e difendere il made in Italy, non quello industriale, ma quello politico". 
Della Valle è un uomo che non teme la battaglia (nella pagina ritratti di questo blog, c'è un profilo laterale di DDV, http://bit.ly/nGC9N7). Di questa iniziativa si discuterà molto. Per gli osservatori, la questione principale sarà quella di capire se esista un livello di collegamento tra l'attacco di Della Valle e i preparativi (peraltro ancora cauti) di Montezemolo di scendere in politica; e quale sia il reale stato dei rapporti tra entrambi e la Confindustria di Emma Marcegaglia, quest'ultima in una fase di netta opposizione al governo. Seconda questione: è possibile immaginare una forma di saldatura tra la voce europea del governatore Draghi – compendiata nella lettera della Bce al governo) e la spinta anti-Cav. dei leader industriali? 
Si torna come al solito al ragionamento sulla forza delle leadership borghesi e alla loro (eventuale) capacità di darsi una carnalità politica. Difficile a dirsi, ma il tema resta suggestivo. (Vedi post precedente su Mario Draghi).
Un punto, però, va ribadito: è evidente che queste èlite abbiano delle ragioni dalla loro parte. In vent'anni in Italia sono state fatte due riforme economiche e mezzo, mercato del lavoro, consolidamento bancario, metà riforma previdenziale.  Però, attenzione alla ripetizione sotto altra forma del pasticcio 92-93. Questa classe politica non va mandata a casa giocando di sponda con le procure. Va sostituita dentro un processo democratico, che dovrebbe partire anche dall'interno dei partiti (a cominciare ovviamente da Pdl e Lega, ma anche dal Pd). Parallelamente, nel quadro di scomposizione politica che inevitabilmente seguirà alla fine del Cav., sarebbe il caso di fare nascere delle forme di partecipazione politica più concrete (cioè non solo think tank) che si rivolgano direttamente all'opinione pubblica.