mercoledì 5 ottobre 2011

Le frizioni Confindustria-Fiat. Da D'Amato a oggi.

La Confindustria di Emma Marcegaglia valuta l'effetto Marchionne. Ma questa svolta è l'esito di un lungo travaglio cominciato con la presidenza Abete, la presidenza che allargò il sistema confindustriale ai grandi gruppi partecipati dallo stato, proseguito con la presidenza Fossa e soprattutto con quella di Antonio D'Amato. 
In tutti questi anni il rapporto con la Fiat è stato molto complesso. D'Amato, imprenditore del Mezzogiorno, vinse contro Carlo Callieri, uomo di Torino, con l'appoggio del potente ex capo della Fiat Romiti. E Montezemolo non fu nominato alla guida degli imprenditori italiani in quanto presidente di Confindustria. Accadde il contrario. Da presidente di Confindustria, fu chiamato dalla famiglia Agnelli a tamponare una situazione drammatica alla morte di Umberto. 
A rileggere la storia di Antonio D'Amato, sedicesimo nella sezione ritratti appena postato (http://bit.ly/pJ02uw), c'erano allora gli stessi ingredienti di oggi: il conflitto con la grande impresa, cioè la Fiat; la battaglia sulla flessibilità, con lo scontro sull'articolo 18; il gioco di sponda con un pezzo di sindacato, la Cisl innanzitutto; il ruolo del governo e di un uomo chiave nelle politiche del lavoro, Maurizio Sacconi, allora sottosegretario, oggi ministro del Welfare.