venerdì 2 dicembre 2011

Twitter e comunicazione politica. Una domanda di @tigella dopo un tweet di @GiulioTerzi





Riassunto. Augusto Valeriani, @barbapreta, su Twitter invita il ministro degli esteri italiano, @GiulioTerzi, a fare pressione anche via Twitter perché venga lberato un blogger egiziano, @alaa, messo in carcere. Altre persone – sempre su Twitter – intervengono nel dibattito chiedendo al ministro di intervenire.
Sollecitato, @GiulioTerzi effettivamente risponde su Twitter dicendo: seguiamo con attenzione tutti i casi di sequestro, il riserbo è indispensabile nell'interesse dei sequestrati. 
A questo punto Claudia Vago, @tigella, pone una domanda interessante. E cioè: è un bene o un male che un ministro sia presente su Twitter e che risponda ai tweet che gli vengono rivolti? E apre uno spazio di dibattito sul suo blog.

Secondo me il punto è questo. 

Concordo con chi ritiene che la risposta su Twitter di un ministro non possa che essere di circostanza su un caso come quello di una trattativa diplomatica.
Se poi un uomo di governo debba o possa comunicare anche attraverso Twitter è un altro discorso. Direi di sì. È solo una modalità diversa, più rapida e diretta.
In generale, però, mi sembra che tutta la questione della comunicazione politica sia oggi ampiamente sopravvalutata. Intendo dire che nell’idea di comunicazione politica è l’aggettivo – cioè “politica” – a essere preminente e a doversi fare sostantivo. Non può esistere una comunicazione politica senza la politica. La mia sensazione di uomo di mezza età che vive nel giornalismo è che in questo scorcio di contemporaneità, in questa immersione totale nei media, a tutti è sembrato che la prima qualità da richiedere alle leadership fosse la capacità di comunicare. Credo che questo sia stato un errore e sia stato determinato da tante e diverse cause (ma questa è un’altra storia). 

P.s. su questo secondo paragrafo, grazie a @FedericoSarica, direttore e ideatore di @RivistaStudio, ho provato a scrivere sulla rivista un articolo sulla comunicazione politica che partiva dal paradossale caso Obama, dove si sostiene come soprattutto in tempi di crisi, la capacità di comunicare non è sufficiente. Tutto deve partire dalla politica.